Un inviato al Milano Latin Festival

Il festival chiude la sua quarta edizione il 18 agosto, ma prima è aperto tutti i giorni.

Un inviato al Milano Latin Festival
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Un inviato al Milano Latin Festival di Assago.

Un inviato al Milano Latin Festival

ASSAGO - Jamm’a Vedè? Sì andiamo a vedere il Festival Latino Americano Milano Latin Festival di Assago. Buone o cattive leggende metropolitane? Eccoci all’entrata! Parcheggio con due euro e con altri 8 mi ritrovo autorizzato ad entrare. Ad accogliermi, o meglio, a controllare il mio ingresso, viene applicato il modello “aeroporto” con svuotamento borse, tasche e non per ultimo siamo scannerizzati. Non c’è fila, è giovedì 19 e siamo in luglio.

Dopo i controlli, nel cuore del Milano Latin Festival

Poco prima dell’ingresso alcuni carabinieri osservano con discrezione le operazioni d’ingresso, mentre all’interno, con occhio meno discreto, il servizio d’ordine, chiamati nell’ambiente “buttafuori” non fa nulla per non sembrare duro.  Eccomi al festival Latino Americano… circa quindici mila metri quadrati di un tutto che all’apparenza non sembra far mancare nulla. Al centro il mondo latino, con le sue proposte commerciali. Nasce la domanda. Con quale sguardo osserviamo questa realtà? Con prestima o preconcetto?  Eh sì, la decisone è urgente!  Cambia il volto del racconto. Decidiamo di viverlo con "prestima", ben sapendo che resta il luogo storico dove le risse sono spesso all’ordine del giorno. La prestima ci fa dire: Bella storia!

Ricco programma

Un programma fitto di possibilità, c’è anche il “salone delle nazioni” dove, nella rinnovata quarta edizione, c’è un calendario ricco di eventi culturali e feste nazionali. Diversi i patrocini, le associazioni e media partner presenti (non si nota il patrocinio culturale delle nostre istituzioni ma… no comment). Il clima è, non parliamo del tempo, buono; non c’è ressa, ne approfitto subito per comprare il mio “souvenir”, l’ennesimo cappello. Due percorsi lunghi qualche centinaio di metri conducono verso la tensostruttura dei “grandi eventi e concerti”.

Ristoro...bere soprattutto

Lungo i percorsi  proposte di ristoro e proposte commerciali di piccoli artigiani, Sud Americani. Fanno da protagonisti i club di Ballo Latino, ma ancor di più i vari chiringuiti, organizzati, più che il mangiare, per il bere. Approfitto per assaggiare il cuba libre: qui dovrebbero essere doc ma doc non era.  Se guardiamo con prestima, diciamo che il bicchiere era bello “allegro”, brandizzato Festival (complimenti a chi ha realizzato il marchio)! Ci guardiano intorno osserviamo e ci lasciamo prendere nell’osservare chi balla e anche chi si muove e basta, la sensazione e che la serata sia stata poco frequentata. Nessuna lite visibile, contenti carabinieri e buttafuori ma un po’ di meno i vari club di ballo latino. Poca gente, poco bere: serata economicamente non buona.

Non solo ballo

Il ballo resta il punto di aggregazione che definisce il festival. La storia ci dice che un tempo era certamente più frequentato, più “Sud Americano” di oggi. Era considerato l’estivo ballerino per eccellenza di Milano. Alle due tutti a casa, il Comune ha dato una stretta all’evento. Peccato! Molti commentano “troppo presto” ma non è quello che pensato i residenti della zona. Resta una bella storia! Mannaggia, peccato che resti “il bere” come protagonista. Ottimi controlli e ottima l’idea di Festival, resta da regolamentare il bere.

Dopo il secondo...il terzo è danno

Dove si balla e dove non esiste la prima consumazione, i club latini hanno nel vendere il bere la “via card” per recupero le spese di una attività commerciale. Si capisce allora il perché nei giorni di piena è “pieno” di litigiosi fatti e misfatti. Che sia il tempo di regolamentare anche il bere? Dopo il secondo cocktail, il terzo è danno assicurato! Il festival chiude la sua quarta edizione, in agosto apre tutti i giorni dalle ore 18.30 e si concluderà 18 del mese. Scegliete bene il giorno ma, soprattutto, l’orario di prima serata, per una visita consigliata. Con uno sguardo di prestima, resta una buona leggenda metropolitana.

Renato Caporale

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