Il tifo dei bambini per dire no al razzismo (Gallery)

Spalti pieni, con gli irriducibili vestiti di giallo e vuvuzele ma anche di spettatori occasionali, che hanno voluto dare sostegno alla squadra, dicendo “siamo con voi”.

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Il tifo dei bambini per dire no al razzismo (Gallery).

Il tifo dei bambini per dire no al razzismo

BUCCINASCO – Quando Joao Kisonga è entrato in campo c'è stato un boato. Ma erano soprattutto le voci dei bambini a riempire la palestra di via Tiziano. Spalti pieni, con gli irriducibili vestiti di giallo e vuvuzele ma anche di spettatori occasionali, che hanno voluto dare sostegno alla squadra, dicendo “siamo con voi”. Con loro nella decisione di lasciare il terreno di gioco appena sentiranno un altro insulto razzista arrivare dagli spalti avversari o dai giocatori, come è successo troppo spesso negli ultimi anni.

Il cartellone dei bambini

I bambini hanno attaccato uno striscione: “Jo uno di noi”, perché Joao non solo è un giocatore di basket come loro, ma è “un mito, è troppo bravo. Voglio diventare come lui da grande”, dice uno dei bambini alto poco più di un metro. “No al razzismo, no alle cose brutte solo perché una persona ha la pelle di un colore diverso”. Lo dice un bambino. E ci è arrivato lui che ha solo sei anni.

Anche l'Amministrazione a sostegno

Sugli spalti è arrivata anche l'Amministrazione. Il sindaco Rino Pruiti, la Giunta, la consigliera Giulia Lauciello che ci tiene a dire che loro sono lì “uniti e coesi contro ogni forma di razzismo, discriminazione, intolleranza e sentimenti negativi che aumentano l'odio. Dobbiamo impegnarci per contrastare ogni fenomeno di violenza legato anche al pregiudizio. Gli esseri umani non devono farsi consumare dall'odio”. D'accordo anche il sindaco Rino Pruiti e l'assessore allo Sport Mario Ciccarelli che ribadisce la “volontà di chiedere un incontro alla Federazione per inasprire i regolamenti: ci vogliono pene più severe e prevedere l'espulsione e la squalifica del campo per diverse giornate”.

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Con loro, anche Rosa Palone, Grazia Campese e David Arboit. Tutti sugli spalti per gridare no al razzismo, ma anche per prendersi il coro che gli arriva dall'altra parte del campo, dove ci sono i bambini, gli aquilotti dei Bionics, che approfittano della presenza degli amministratori per intonare il coro “vogliamo il palazzetto”, cioè un posto degno di essere definito un tempio del basket.

Parla Joao

Sono le voci dei bambini quelle più forti, che incoraggiano tutta la squadra ma che dedicano parole speciali a Joao che per ringraziarli li saluta dal campo e poi va a stringere la mano a uno a uno. “Bellissimo vedere tutto questo sostegno, il tifo, i bambini che sono venuti. È stato emozionante – confessa il centro dei Bionics –. Speriamo che qualcosa possa finalmente cambiare”. La Federazione, intanto, ha aperto un fascicolo per esaminare i casi portati a galla dai giocatori di Buccinasco. E sarà come cantava Sam Cooke, nella colonna sonora di Malcom X, in un grido di speranza: A change is gonna come (?).

Francesca Grillo

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