Aule dipinte al Falcone-Righi, gli studenti si mettono in mostra FOTO

La scuola guidata dalla dirigente Maria Vittoria Amantea è più bella grazie agli alunni e ai loro professori.

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Aule dipinte al Falcone-Righi, gli studenti si mettono in mostra.

Aule dipinte al Falcone-Righi, gli studenti si mettono in mostra

CORSICO – Che l’istituto Falcone-Righi avesse studenti eccellenti era chiaro già da tempo. Da quando il loro coinvolgimento nelle attività ha reso la scuola più bella, più a portata dei ragazzi che la frequentano. Che l’istituto avesse anche insegnanti di rango, era più difficile da sapere. Più che altro perché quello che portano avanti lo fanno in modo silenzioso. Ma è un silenzio, uno stare in sordina, dignitoso, come a dire: tutto merito degli studenti, noi non c’entriamo nulla.

E invece i docenti del Falcone-Righi c’entrano eccome.

Se la scuola guidata dalla dirigente Maria Vittoria Amantea è più bella è anche (e soprattutto) merito loro. Merito di Stefano Coloru, di Angelo Giovinazzo, di Pio Cocomazzi, di Aldo Guastafierro, per dirne alcuni, per citare chi in prima linea si è dato da fare nel progetto che ha coinvolto decine di studenti. Entrare nelle classi dell’istituto è come visitare una mostra di arte contemporanea.

Una "galleria" a scuola

Ci sono gli schizzi di colore di Jackson Pollock, i quadrati minimalisti di Piet Mondrian (che qui sono pixel che richiamano i lavori di grafica che gli studenti seguono), ci sono i fumetti che ricordano Lichtenstein, i graffiti irriverenti di Basquiat e la pop art di Warhol. I ragazzi si sono messi le tute da imbianchini, hanno dato la prima mano di colore, dopo aver stuccato i segni di trent’anni di vita.

Poi hanno realizzato un progetto, condiviso con gli altri alunni e con gli insegnanti. Ed ecco la nascita di un capolavoro. Le pareti dei laboratori dove ci sono i pc sono le testimonianze degli esperimenti, dei primi tentativi di murales. Nell’aula dedicata a Michele Voto, indimenticato studente del Falcone-Righi, sconfitto da una grave disabilità, c’è un mondo con la scritta “internet”, a rappresentare la rete di collegamenti e i pc del laboratorio. Di fronte, due mani che si stringono e ricreano un planisfero.

Si prendono le scale, poi, e si sale ai piani più alti.

Qui il paradosso è di trovarsi aule chiuse perché la scuola cade a pezzi (e Città metropolitana tarda a intervenire) e, di fianco, classi colorate e vive. “Uno sfogo creativo, ma anche un modo per vivere la scuola come un ambiente più confortevole – dicono due studenti, Miriam Carugati e Matteo Bernaroli –. Abbiamo realizzato i disegni, ci siamo confrontati con i docenti che ci hanno anche insegnato nozioni di sicurezza e di ristrutturazione. Un bel percorso che ci ha divertiti e ci ha fatto vedere le classi come stanze delle nostre case. Un lavoro di squadra, insomma – ha aggiunto Alessandro Puorto – e, in più, abbiamo fatto anche i conti, sempre con l’aiuto dei docenti, per capire quanto avremmo guadagnato a farlo se fosse stata una professione. Mica male”.

Le parole di genitori e docenti

Anche i genitori, presenti al tour guidato che hanno organizzato i ragazzi per mettere in mostra i propri lavori, sono soddisfatti: “Si sono impegnati molto – hanno commentato mamme e papà –, è stato bello vederli così presi, chiedere consiglio anche ai nonni su quale fosse la vernice migliore, su come stuccare un buco. Una bella esperienza”. Contenti anche i docenti che vorrebbero addirittura poter fare di più: “Abbiamo strumenti e competenze, mancano solo i permessi che devono arrivare da Città metropolitana. La scuola può e deve essere autonoma. I materiali ce li ha donati il negozio Leroy Merlin, il resto è tutta opera dei ragazzi”.

Continua, quindi, l’adagio degli insegnanti modesti (e lo sono davvero) che si mettono in fila in fondo, all’ultimo banco, per mostrare che il merito di tutto è da rivolgere ai ragazzi. Forse non lo sanno davvero, ma se questi giovani sono stati in grado di rimboccarsi le maniche e fare qualcosa per la propria scuola, il merito è soprattutto di bravi prof.

Francesca Grillo

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