Assemblea Rimaflow per ribadire l'innocenza di Lettieri VIDEO

Tanti interventi, di chi conosce Rimaflow, di chi l’ha sostenuta, di chi ha contribuito a rendere la fabbrica un luogo di rinascita per i lavoratori.

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Assemblea Rimaflow per ribadire l'innocenza di Lettieri.

Assemblea Rimaflow per ribadire l'innocenza di Lettieri

TREZZANO SUL NAVIGLIO – “Nessuno si deve permettere di dire che qui c’è un’associazione a delinquere”. Don Massimo Mapelli difende i lavoratori, le lavoratrici che ancora resistono tra le mura di Rimaflow, la fabbrica recuperata proprio da loro, dagli operai che sono stati lasciati a casa quando la ditta ha chiuso i battenti. Ora Rimaflow vive un momento difficile perché il presidente, Massimo Lettieri, è ancora in carcere, a Salerno, accusato di traffico illecito di rifiuti.

Assembea Rimaflow di domenica

Ieri, un’assemblea partecipata ha voluto ribadire il concetto che Lettieri aveva espresso dal carcere attraverso una missiva indirizzata ai “suoi” lavoratori, quelli che gli hanno da subito mostrato solidarietà e vicinanza: resistere, lottare. “Le infanganti accuse rivolte a Rimaflow e a Massimo non possono cancellare la nostra comunità di lavoratori e lavoratrici in lotta per il lavoro, il reddito, la dignità e l’impegno ecologista in difesa del territorio liberato dalle mafie”: diceva il cartello appeso fuori dalla fabbrica, dove ieri sono intervenute decine di persone per un’assemblea di solidarietà, per “sentirsi parte di un gruppo, vicini.

Una campagna per difendere Rimaflow

Una riunione come punto di partenza per l’impegno di solidarietà e per una campagna forte e ampia”. Tanti interventi, di chi conosce Rimaflow, di chi l’ha sostenuta, di chi ha contribuito a rendere la fabbrica un luogo di rinascita per i lavoratori. Ci hanno tenuto a dire qualche parola di solidarietà anche cittadini comuni, appartenenti ad associazioni del territorio (tra cui comitati di quartiere, Rete dei numeri pari, Libera Masseria di Cisliano, Anpi, Ri-make, Fuorimercato), e ancora Vittorio Ciocca, preside dell’istituto Franceschi, e tanti sindacati che hanno sottolineato che “Massimo non è ingenuo. È parte lesa di questa vicenda ed è l’artefice di un’esperienza difficile, in condizioni critiche”.

L'appello di Rimaflow

Rimaflow, al termine dell’assemblea, lancia un appello: “Chiediamo anche a chi non condivide il nostro percorso, la modalità di occupazione della fabbrica, che noi rivendichiamo fino in fondo, di fare una cosa semplice: se ci conoscono, devono dire con chiarezza che qui dentro non c'è nemmeno l'ombra di un'associazione a delinquere. Lavorare sul territorio, aprire un'attività produttiva in questo territorio è complesso, esposto. Non stiamo elaborando chissà quale "strategia difensiva" e non attacchiamo l'inchiesta in quanto tale: vogliamo solo far conoscere chi siamo, cosa facciamo, come operiamo. Sappiamo che qualcuno gioisce alla possibilità che una realtà mutualistica possa chiudere – dicono i lavoratori –. Per questo chiediamo un impegno forte per sostenere questa realtà, perché tutti ne siano a conoscenza. Perché tutti decidano da che parte stare. Intanto noi ancora una volta ci mettiamo la faccia, sperando che Massimo possa sentire il nostro abbraccio”.

Francesca Grillo

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